Il governo chiude il Cie dopo undici anni
Il ministero dell’Interno annuncia la soppressione del centro di Modena. Cgil: «Ma ora serve un centro di accoglienza»
Il Cie è chiuso. Come anticipato dalla “Gazzetta”, il Viminale ha deciso di non riaprire più la struttura per i clandestini n via di espulsione sulla tangenziale Lamarmora. Con una nota ufficiale, ieri mattina la Prefettura ha fatto sapere che il Ministero dell’Interno insieme con il Ministero dell’Economia il 23 dicembre ha disposto la soppressione del centro. Dopo undici anni (uno di costruzione e dieci di attività) resta così inattiva una struttura che, tra mille polemiche e un’inaccessibilità totale alla città e ai giornalisti, ha “trattenuto” un massimo di sessanta “ospiti”, secondo il linguaggio orwelliano adottato dalla burocrazia. È stata una storia con picchi drammatici – si ricordi il pacco bomba indirizzato al presidente della Misericordia Daniele Giovanardi nonché i due incendi alla sede dell’associazione ai tempi della sua gestione – e negli ultimi tempi, con la gestione del consorzio siciliano L’Oasi, costellata di inadempienze gravi, anche sul fronte del pagamento dei dipendenti (una questione ancora aperta) tanto che è incorso un’inchiesta della Procura. Ai primi di agosto il prefetto Michele Di Bari, appena arrivato, si trovò ad affrontare una situazione critica ereditata dal predecessore, mentre le rivolte degli “ospiti” diventavano sempre più frequenti e vandaliche, dopo anni di fughe e incendi. Di qui la decisione di chiudere il Cie con l’annuncio di una imminente ristrutturazione che, pare, non ci sarà più. A rendere più difficile la situazione è stata sicuramente la decisione presa al Governo Monti di tagliare i contributi per la gestione. L’assegnazione vinta da L’Oasi, avallata dall’ex prefetto Basile, prevedeva infatti una diaria per “ospite” di meno della metà di quella precedente. Insomma, il Cie non ce la faceva più. Dice Bruno Fontana del sindacato di polizia Siulp, da sempre in prima fila sul tema Cie: «Con la chiusura, ora si liberano i turni di sorveglianza. Sarebbe importante disporre al meglio i nostri uomini. Anzichè agli uffici burocratici, assegnarli alla Squadra Volate e alla Mobile per metterli sul territorio». La chiusura del Cie infatti libererà almeno dieci agenti della Questura che da agosto sono già stati assegnati ad altri incarichi, secondo quanto disposto dal questore Oreste Capocasa. Anche carabinieri e guardia di finanza non avranno più l’onore della sorveglianza: il Viminale ha già dato disposizione di disdire il contratto di locazione; quello di gestione per la manutenzione con L’Oasi è già stato annullato dal prefetto. Per il resto, per ora non cambierà nulla: gli agenti dovranno scortare i clandestini nei Cie rimasti aperti laddove ci saranno posti disponibili. Un onere uguale al precedente accompagnamento alla frontiera. Resta il dramma dei 25 dipendenti de L’Oasi ora senza lavoro e che attendono ancora il pagamento delle mensilità di luglio e agosto. Oggi rischiano di perdere il sussidio della cassa integrazione di novembre-dicembre, dato che non sono stati presentati i documenti necessari. Spiega Marco Bonacini di Fp Cgil, che per loro si è impegnato per mesi: «Faremo una riunione all’inizio dell’anno perché bisogna trovare una soluzione dignitosa per loro. Speriamo che la provincia possa trovare una via per sistemare la cassa integrazione. Quanto al futuro, auspico che si apra un centro di accoglienza, come ha proposto dal sindaco di Bologna, per dare lavoro ai 25».