AGGIORNAMENTI DAL CIE DI MODENA
Il rapporto attivo con i reclusi, che già si svolgeva telefonicamente, si è intensificato a seguito della rivolta del 7 aprile, scaturita dal rifiuto da parte dei gestori del Centro di fornire le cure necessarie ad un detenuto diabetico. In segno di protesta, alcuni internati sono saliti sul tetto della struttura. In quell’ occasione, la vicinanza di alcuni solidali si è rapidamente manifestata attraverso urla e cori dall’esterno.
Non sempre le sommosse avvenute in seguito (come quella del 16 aprile) hanno avuto modo di essere comunicate all’esterno. Visto il clima di tensione creatosi al CIE si è ritenuto necessario far sentire il calore di chi sta fuori in maniera più massiccia attraverso un presidio nazionale, che ha avuto luogo il 20 aprile. In questa data, la DIGOS non ha potuto consegnare prescrizioni, vista l’ assenza del richiedente dell’ autorizzazione. Le mura di questo lager hanno visto quel giorno una quarantina di solidali i quali, attraverso urla, cori al megafono, battiture e fuochi d’artificio sono riusciti a portare all’interno la loro vicinanza, nonostante l’assenza di un impianto di amplificazione. Successivamente, i manifestanti hanno portato la voce dei reclusi nel centro cittadino, dando luogo ad un corteo improvvisato.
L’ultima chiamata dal Centro d’ Identificazione ed Espulsione è stata ricevuta il 1 maggio, quando alcuni internati si sono rivoltati salendo sul tetto. All’ arrivo dei solidali il moto si era quasi del tutto esaurito; persistevano soltanto alcuni rumori all’ interno.
Per motivi ancora da chiarire, in seguito a quest’ ultimo episodio, le comunicazioni telefoniche da dentro si sono interrotte. Bisogna ricordare che all’interno del CIE di Modena è vietato tenere i cellulari e che tutte le telefonate verso l’esterno devono essere effettuate dai detenuti con schede ricaricabili attarverso due sole cabine telefoniche.
L’ultimo presidio nazionale al CIE si è svolto l’ 11 maggio. In quest’occasione, i solidali giunti sul posto hanno constatato la presenza di un transennamento totale del benzinaio adiacente alla struttura e di un massiccio dispiegamento delle forze dell’ordine. Vista l’impossibilità di parcheggio nel solito posto, i manifestanti hanno raggiunto il Centro passando attraverso i campi, costeggiando il carcere. Rispetto alla volta precedente, gli alberi sotto le mura sono stati segati e il sottobosco tagliato per meglio identificare i dimostranti e per permettere un’entrata più agevole alle forze dell’ordine. Anche in quest’occasione, i solidali presenti sono riusciti a urlare la propria rabbia contro questo lager, con le stesse modalità della volta precedente. Uno dei reclusi è riuscito ad arrampicarsi fino al plexiglass che protegge il tetto salutando chi si trovava all’ esterno.
La DIGOS ha saltato qualsiasi procedura legale notificando le prescrizioni (divieto di utilizzare amplificazioni, cartelli, fuochi artificiali, petardi, fumogeni; restrizioni sull’area del presidio e altre) alla prima persona presente letteralmente lanciandogliele in macchina.
In seguito, una ventina di persone hanno improvvisato un volantinaggio nell’ adiacente quartiere Sacca, un quartiere popolare periferico dove vivono anche molti immigrati. Abitanti e passanti hanno espresso il loro interessamento e, alcuni, anche la loro ignoranza rispetto all’argomento.
Rimane prioritario mantenere alta l’ attenzione sulla situazione del CIE di Modena, che è estremamente critica. Si è riusciti a creare un contatto e a far recepire ai reclusi la solidarietà.
L’impegno è ora di dare continuità a questa lotta.