Bari – Tre moduli incendiati e tentativo di fuga nel CPR di Bari-Palese

fonte: https://hurriya.noblogs.org/

Durante la scorsa notte è avvenuta una forte protesta delle persone recluse nel CPR di Bari Palese. Sono stati incendiati materassi e suppellettili in tre moduli/sezioni del lager di stato, e alcune persone sono salite sui tetti della struttura. Secondo quanto riportano i media, tre persone hanno provato a fuggire ma sono rimaste ferite cadendo e sono state portate in ambulanza in ospedale: due sono state già riportate indietro nel centro di detenzione e un’altra si trova ancora ricoverata.

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Modena- Salvini in Pomposa non sei il benvenuto

A una settimana dal corteo del 25 aprile contro la riapertura del CPR di via La Marmora, Salvini annuncia la sua funesta calata in città per il 3 maggio.
Vorrebbe venire a fare un comizio in piazza Pomposa, lo stesso luogo in cui si trova il laboratorio anarchico Ligéra e da cui è partito il corteo del 25 aprile. Non a caso sempre il 25 aprile Salvini ha promesso la riapertura dei lager di Modena, Milano, Gradisca e Macomer entro ottobre. A fronte di questa provocazione saremo presenti in strada di fronte al Ligéra per 24 ore, dalla sera di giovedì 2 maggio alle 18:30 alla sera di venerdì 3 maggio con interventi, cibo, musica e proiezioni.

Rancore e paura non passeranno.
Salvini in Pomposa non sei il benvenuto.

Anarchici e anarchiche modenesi

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COSA VUOL DIRE LOTTARE CONTRO I CPR OGGI

Prima pillola argomentativa sul significato della lotta contro il CPR e il suo ruolo in questa società.  

Seguiranno altre pillole prossimamente…  

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Modena- 25 aprile CORTEO CONTRO I LAGER DI STATO

BASTA LAGER DI STATO.

25 APRILE CONTRO IL RAZZISMO E CONTRO I FASCISTI

Se lo Stato avanza la libertà recede.

Lo Stato avanza chiudendo i porti, respingendo alla frontiera chi emigra e finanziando i lager libici, aumentando la ricattabilità degli sfruttati (stranieri o italiani che siano), inasprendo la repressione verso marginali e ribelli, rafforzando i poteri di polizia, allargando e diffondendo sul territorio galere e zone detentive d’eccezione. Lo Stato costruisce consenso intorno a un clima di rancore e paura, garantendo lauti profitti a chi finanzia e gestisce le strutture di controllo.

I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), campi detentivi per emigranti, sono l’espressione più brutale di questo avanzamento: migliaia di persone considerate irregolari saranno internate nei lager di Stato in attesa della deportazione nei presunti luoghi d’origine. L’Europa li ha chiesti, il PD li ha creati e la Lega li riempirà: non c’è governo che si salvi.

Il CPR così come le deportazioni rimangono gli strumenti centrali di deterrenza per le persone emigranti. È l’ultimo anello di un sistema di controllo, sfruttamento e messa a valore degli individui che passa attraverso il costante ricatto dei documenti, le forme di disciplinamento del sistema d’accoglienza e le forme di lavoro gratuito, propagandato dietro false promesse.

A Modena l’ex CIE diverrà il CPR per l’Emilia-Romagna, una struttura già nota per la durezza dei trattamenti riservata agli internati, da questi ultimi definita “peggio della galera” e da essi stessi chiusa a suon di rivolte nel 2013.

È necessario contrastare questa ennesima espressione del razzismo di Stato e ricordare a chi governa che ancora una volta simili strutture troveranno opposizione. Se le nostre condizioni sono miserabili e le nostre libertà sempre più limitate è perché c’è chi, sotto di noi, subisce sfruttamento e privazione della libertà in modo ancora peggiore.

Ci opponiamo ai CPR perché:

SONO ESPRESSIONE DELLA SVOLTA AUTORITARIA

attuata dagli ultimi governi e tesa a colpire chi sta ai margini, chi non si adegua o chi si ribella, avvisaglie di un vero e proprio Stato di polizia.

RENDONO CHIUNQUE PIÙ RICATTABILE

La minaccia dell’espulsione porta ad accettare anche le peggiori condizioni pur di mantenere il lavoro necessario per il rilascio dei documenti, producendo un generale peggioramento delle condizioni lavorative e di vita di tutti.

DIFFONDONO XENOFOBIA E RAZZISMO

Se chi emigra è trattato da nemico, la solidarietà fra sfruttati va in pezzi a tutto vantaggio di chi ci sfrutta e su ciò l’attuale governo continuerà a guadagnare consensi.

E se paura e rancore dilagano il neofascismo prolifera.

A Modena esso gode di luoghi sicuri, come “Terra dei Padri”, dove i fascisti in camicia nera, l’altra faccia del razzismo di Stato, si preparano a venir fuori appena padroni e governanti lasceranno le briglie. Scendere in strada contro lo Stato di polizia significa scendere in strada anche contro i suoi fiancheggiatori.

Scendiamo in strada il 25 aprile contro tutto ciò.

Solidali con chi è prigioniero perché ha lottato e si è ribellato contro tutto ciò.

OPPORSI AI LAGER DI STATO!

OPPORSI AL RAZZISMO E ALLO STATO DI POLIZIA!

OPPORSI AI FASCISTI!

CONTINUARE A LOTTARE!

PIAZZA DELLA POMPOSA – MODENA – H. 15:00

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I carabinieri in Niger

fonte: romperelerighe

Apprendiamo da un articolo apparso in rete sul sito “analisidifesa.it” che le prime fasi dei corsi di addestramento delle “forze di difesa e sicurezza” nigerine per il controllo delle frontiere con la Libia sono terminate. La missione ha preso il via a fine settembre, dopo aver “superato le resistenze di Parigi” (che in Niger possiede la maggior parte delle miniere di uranio essenziali alla produzione nucleare). I militari italiani sono in Niger dall’inizio del 2018 con la “Missione bilaterale di supporto in Niger” (Misin) affiancati ai militari francesi e statunitensi, in continuità con la “Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia” (MIASIT) per la difesa dei pozzi petroliferi dell’Eni. Mentre le frontiere della “fortezza Europa” si stanno spostando sempre più a sud, gli stati della Nato si stanno spartendo il Sahel. 

Niger: conclusi i primi corsi a favore delle forze di difesa e sicurezza

 

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Bologna- Presentazione dell’opuscolo “Migrazione e detenzione delle donne nel CPR di Ponte Galeria”

Presentazione dell’opuscolo domenica 2 dicembre allo spazio di documentazione anarchico “Il Tribolo”

 

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Modena- Presidio contro i CPR ed enti aguzzini

 

Caleidos sfrutta i migranti, le banche investono nei lager

Nell’ estate 2013 le continue rivolte dei migranti reclusi resero inagibile il CIE di Modena che da allora è rimasto chiuso.
Sulle orme del decreto del ministro Minniti, l’attuale governo lega/5 stelle vuole riaprirlo con il nome di CPR, centro di permanenza per i rimpatri.
Ciò vuol dire che decine di donne e uomini verranno rinchiusi per il solo crimine di non avere i documenti.
Pezzi di carta concessi da uno Stato che esporta guerre e sfruttamento nei paesi da cui provengono queste persone e si arroga il diritto di scegliere chi può farsi una vita altrove e chi no.
Come se questo non bastasse quattro banche speculeranno sulla loro detenzione. L’edificio dell’ex CIE di Modena è infatti di proprietà della finanziaria Alba Leasing, che fra i suoi soci annovera le banche BPER, BPM, Credito Valtellinese e Banca di Sondrio.
I probabili futuri reclusi nel CPR saranno coloro che oggi vengono buttati in mezzo alla strada dal sistema della seconda accoglienza, su cui la cooperativa Caleidos lucra a Modena. Caleidos da anni promuove il lavoro a costo zero per i rifugiati da lei gestiti, ricatta attraverso i suoi progetti di inserimento sociale chi non è disposto ad accettare la condizione di sfruttamento, cerca di imbrogliare sugli stessi diritti che i profughi avrebbero secondo il progetto di accoglienza (pocket money e food money) e tenta di spezzare la solidarietà tra migranti sfrattando chi nelle fredde notti d’autunno ospita compagni di sventure che altrimenti dormirebbero per le strade.

Vogliamo rompere il silenzio che pesa su tutto questo, non permettiamo che lo sfruttamento delle persone continui indisturbato.

Sabato 24 Novembre alle 15:30 presidio a Modena in Piazza Mazzini contro i CPR e contro chi lucra sulla pelle dei poveri

  Nemici e nemiche delle frontiere

 

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CPR di Modena- Indirizziamoci verso le banche responsabili

BPER POSSIEDE IL CPR DI MODENA

Indirizziamoci verso le banche responsabili

 

Anche l’Emilia Romagna avrà presto il suo lager per migranti. L’ex CIE di Modena, come già stabilito dal precedente governo PD, diventerà CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio), un vero e proprio campo di concentramento in cui si verrà reclusi fino a 18 mesi per il solo fatto di essere irregolari, senza documenti o “clandestini”, in attesa dell’identificazione e successivamente della deportazione nel paese di presunta provenienza. Negli scorsi anni abbiamo sempre definito questo tipo di strutture lager e così continueremo a fare: i CPR sono lager!

 La proprietà dell’edificio del CPR di Modena è recentemente passata di mano dalla finanziaria Finint ad Alba Leasing. Quest’ultima, attuale proprietaria, annovera fra suoi soci e azionisti BPER Banca (33%), Banca Popolare di Milano (39%), Banca Popolare di Sondrio (19%) e Credito Valtellinese (8%). Istituti del territorio che intascheranno dallo Stato l’affitto del lager locale. Chi altro se non delle banche potevano essere tanto ciniche. Per costoro il colore della pelle o la provenienza non fanno differenza, conta solo il colore dei soldi. Si tratti di un lager per migranti o di usura legalizzata, si tratti di lucrare sulla pelle di stranieri senza-documenti o su quella di italiani indebitati, di finanziare nocività oltre confine o nei quartieri delle città italiane, si stia pur certi che dietro a simili nefandezze si troverà sempre una banca, perché per costoro tutto è lecito se c’è da guadagnarci. Se i padroni non fanno differenza fra stranieri e italiani, curandosi di sfruttare in egual misura entrambi, perché dovremmo farne noi? Se, come è noto, una banca vive abitualmente del lucro sulle sorti dei miserabili perché non chiedergli conto delle sue responsabilità, facendole capire che simili operazioni, come ad esempio possedere un lager, non sono poi dei così buoni affari?

 L’ex CIE di Modena è stato chiuso da una rivolta nell’estate 2013 e da allora mai più riaperto. Se la rabbia di reclusi e recluse è capace di fare ciò, come solidali possiamo almeno provare a smascherare i complici di questa macchina, ovvero coloro che lucrano sul meccanismo dell’espulsione lavorando al suo interno, finanziandolo e mettendo a disposizione risorse e strutture. In attesa che il CPR apra abbiamo già dei nomi e delle responsabilità.

 

NESSUN CPR NÉ A MODENA, NÉ ALTROVE!

 

 Nemici e nemiche delle frontiere

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Milano- Contro i CPR, ancora

fonte: hurriya

Il prossimo 30 novembre il Centro Accoglienza Straordinaria (CAS) per rifugiati e richiedenti asilo di via Corelli, in Milano, sarà chiuso e trasformato in un centro d’espulsione per immigrati “irregolari”.

Con questa decisione il governo di Lega e Cinque Stelle vuole marcare, innanzitutto simbolica-mente, la propria differenza rispetto all’approccio del governo precedente, che del “modello di accoglienza” milanese aveva fatto un suo fiore all’occhiello. Com’era prevedibile, la “linea Salvini” provoca malumori e resistenze da parte di numerosi soggetti e operatori che della “seconda accoglienza” avevano fatto il proprio mestiere e il modo di salvarsi l’anima in un “mondo senza cuore” com’è l’attuale.

Nel mentre riaffermiamo la “banalità di base” secondo cui non esiste una differenza sostanziale e di principio tra “Minniti e il suo mondo” da una parte e la “banda Salvini” dall’altra, così come non esiste una differenza sostanziale e di principio tra “fascismo” e “democrazia” – fra essi funzionando invece un sistema di avvicendamenti, più o meno pacifici, e porte girevoli –, vogliamo qui sottoline-are il fatto che la storia che ha portato nel 2014 alla chiusura dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) è ora oggetto di una interessata distorsione e rimozione.
Secondo questa operazione, per nulla innocente, di riscrittura della storia i CIE sarebbero stati “superati” grazie alle pressioni esercitate, con impegno equo-solidale e spirito di partecipazione, dalla “società civile”. Le cose andarono ben diversamente: i CIE furono distrutti (ne rimangono 5 su 13) dall’azione diretta degli uomini e delle donne che vi erano rinchiusi, sostenuti da un certo numero di individui e collettivi che, all’esterno, seppero rispondere a una domanda già “classica” di fronte all’orrore e all’abominio: “Se non ora, quando?”. Ed è solo a fronte della loro palese ingovernabilità che è poi subentrato un modello più articolato e di maggiore portata, anche sul piano internazionale, com’è quello varato lo scorso anno dal ministro dell’Interno Minniti e ridefinito oggi dal suo successore Salvini. Questa e non altra è la storia di lager quali Corelli, innanzitutto, Gradisca di Isonzo, Bologna, Modena, Crotone, Torino, Lecce, Roma.

Domenica 25 novembre vogliamo farcela raccontare, per poi discuterne con loro, da compagne e compagni di varie parti d’Italia che hanno partecipato a questa storia di lotte. Per continuarla.

Punto di rottura

Domenica 25 novembre 2018
dalle ore 17.30, presso il CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano

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Rivolta al CPR di Torino

fonte: macerie, 18 ottobre

Il fumo sale oltre le mura della prigione per senza documenti di corso Brunelleschi, un passante lo nota e con un tam tam la notizia arriva anche ai compagni che mantengono alcuni contatti con l’interno. Bastano poche parole al telefono con un recluso per capire che è in atto una rivolta e che le aree stanno bruciando, ancora una volta.

Il motivo scatenante sarebbe il cibo, arrivato alle 15 con estremo ritardo e sempre in condizioni schifose. Non è una novità, come non lo sono le più ampie condizioni di vita all’interno del centro che con l’inverno alle porte si faranno più dure, non a caso uno dei motivi che ha rincarato la rivolta è l’assenza di vestiti e indumenti per ripararsi dal freddo.

Il fuoco è partito dall’area bianca per poi contagiare le altre, al momento l’intera area verde è inagibile. La rappresaglia poliziesca è scattata molto velocemente, sia nel sedare la rivolta sia nel punire alcuni detenuti portandoli in isolamento e picchandoli, non si sa ancora nulla di loro.

Alla fine della giornata di ieri i reclusi hanno rifiutato il cibo, unendosi ad alcune persone che erano già in sciopero della fame da qualche giorno.

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