a processo i dirigenti del consorzio Oasi

Chiesto processo per i dirigenti dell’Oasi

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Servizi inadeguati e contabilità irregolare: la Procura ravvisa una truffa allo Stato del presidente Midolo e due direttori di Carlo Gregori

 

cIE

 

È stata fissata al 2 marzo l’udienza preliminare per le gravi irregolarità riscontrate al Cie durante la gestione de L’Oasi. È il consorzio di Siracusa che, dopo la controversa assegnazione dell’ex prefetto Benedetto Basile, gestiva la struttura accanto al carcere chiusa nel dicembre 2013 dopo una lunga serie di rivolte degli “ospiti” clandestini da rimpatriare che si lamentavano per le condizioni di vita disumane nelle quali erano costretti a vivere. Per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, in merito a presunte frodi nelle pubbliche forniture e irregolarità contabili, il sostituto procuratore Marco Niccolini ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente, l’avvocato siracusano Emanuele Midolo, e due dirigenti: Marco Bianca, ex direttore a Modena, e un suo collega. Sono tutti difesi dall’avvocato Pier Luigi Spadafora.

Farmaci e terapie mediche non sufficienti o inadeguate; fornitura non completa dei kit di vestiti e lenzuola, senza il cambio previsto ogni tre giorni; personale inferiore a quello previsto; fornitura di pasti di porzioni scarse e di scarsa qualità. Sono questi gli aspetti che secondo le indagini della Procura denotavano una gestione del tutto inadeguata per gli “ospiti” del Cie modenese.

Di qui era nata l’approfondita indagine condotta dalla Guardia di finanza di Modena che aveva portato anche ad acquisire la documentazione contabile dell’Oasi. I disagi lamentati dai clandestini sono sfociati in numerosi atti di rivolta fino ai clamorosi casi di incendi e evasioni di massa. Più volte era stata lamentata la presenza di condizioni igieniche del tutto insufficienti, tanto che lo stesso Tribunale di Modena, tramite il gip, era intervenuto chiedendo controlli sanitari in questa direzione. Infine, anche il personale viveva un profondo disagio dovuto principalmente al mancato pagamento di numerose buste paga al quale si aggiungevano un debito con gli enti previdenziali pari a 300 mila euro e certificati contributivi Durc che non corrispondevano alla reale situazione del consorzio.

Una causa di questa situazione era da ricondurre sicuramente ai 30 euro al giorno per ospite fissati dal Governo Monti come quota per l’appalto al ribasso, quando il precedente gestore – La Misericordia guidata dal dottor Daniele Giovanardi – faceva fatica già con una diaria doppia. I soldi scarseggiavano, insomma, ma l’appalto complessivo da quasi due milioni è stato lo stesso aggiudicato e il prefetto dell’epoca, Benedetto Basile, lo ratificò nonostante tutte le critiche che stavano già piovendo sulla gestione de L’Oasi e anticipò alcuni pagamenti. Mentre a Modena si profilava l’ipotesi di una truffa allo Stato, L’Oasi è riuscita a mantenere la gestione anche del Cie di Bologna. E stava per aggiudicarsi i Cie di Milano e di Roma, quando l’intervento delle “fiamme gialle” di Modena ha bloccato le assegnazioni.

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