Misericordia, licenziata la Lombardo

Per Anna Maria Lombardo non c’è più posto alla Misericordia. La decisione, con un provvedimento immediato di licenziamento, è arrivata dal direttivo dell’associazione di volontariato dopo aver esaurito tutti i passaggi legali che hanno portato all’espulsione della ormai ex direttrice.

Gli ammanchi di milioni di euro sono la ragione che rende impossibile la sua permanenza nell’ufficio di via S.Cataldo. Da quando è scoppiato il caso che ha messo in ginocchio volontari e vertici, alle prese con una caterva di pagamenti mai fatti e ignorati da tutti, la Lombardo ha assunto atteggiamenti e dichiarazioni contradditori ma la sostanza è identica. Anche se nelle prime lettere ammetteva di aver nascosto tutto sotto il tappeto per i ritardi nei pagamenti e per il bene della Misericordia, nelle settimane successive si è rimangiata tutto; sempre per iscritto ha puntigliosamente specificato che quelle sue affermazioni erano frutto dello stress subìto.

Questione ben più importante quella della documentazione fiscale e retributiva a fianco della contabilità, ufficialmente portata a casa dalla ex direttrice. Il direttivo ha chiesto per un mese le carte, che spesso sono state promesse, ma alla fine la scelta è stata obbligata. Giugno, luglio e agosto sono serviti a fare il giro delle sette chiese, dall’Ausl al Comune, dall’Inps ai fornitori maggiori per capire quali fossero le fatture non pagate. Un lavoro che si sta concludendo in questi giorni per ricostruire da zero o quasi tre anni di vita fiscale ed economica della Misericordia di Modena, più i quattro precedenti per quello che riguarda le convenzioni per la gestione dei Cie di Bologna e Modena.

Il rompicapo più impegnativo ha riguardato proprio questi ultimi, i centri per immigrati clandestini, che tra un appalto e l’altro venivano affidati per ragioni di urgenza e mancanza di alternative alla Misericordia di Modena. Il risultato? Accordi solo verbali, sulla fiducia. Ma al tempo stesso assunzioni vere per decine di dipendenti che sono stati retribuiti in ritardo e a singhiozzo e con i contributi non versati, come si è scoperto ai primi di giugno.

Il castello di promesse, di “pagheremo in ritardo per lo Stato è cattivo pagatore”, di rateizzazioni con le banche e con gli enti di previdenza è finito una mattina all’inizio di giugno, quando l’ufficiale giudiziario ha consegnato al presidente Giovanardi, come legale rappresentante, il sequestro cautelativo del suo appartamento e del conto corrente. Così ha scoperto di essere sotto inchiesta per il mancato versamento di più di 800 mila euro di contributi.

Il lavoro di sette persone, di avvocati ed esperti contabili che hanno prestato il loro lavoro, è servito alla fine a mettere un punto fermo, che è stato come un chiodo nelle carni. Cifre definitive non vengono ancora scritte. Già a luglio si ipotizzava un deficit non lontano dai tre milioni di euro poi lievitato giorno per giorno. Oggi non ci sarebbe da stupirsi se il conto definitivo fosse vicino ai quattro milioni.

Il lavoro gratuito, i 90 volontari che non hanno mai smesso di garantire i servizi delle tre ambulanze, hanno sinora garantito i servizi di emergenza, come da accordi con Ausl, e di ospitalità per una quindicina donne in difficoltà, con il Comune. Però i contributi delle due convenzioni, circa 32 mila euro al mese, non possono essere pagati perché la Misericordia non ha il Durc, quel documento che garantisce la regolarità dei contributi previdenziali. E al tempo stesso non può averlo sino a che non salderà i debiti pregressi, mentre lo Stato non salda ancora qualche centinaia di migliaia di euro per le gestioni dei Cie. Un circolo vizioso, insomma.

Da una parte debiti da saldare e per cui non ci sono fondi. Dall’altra crediti da incassare che non possono entrare nella disponibilità della Misericordia perchè ci sono i debiti con l’Agenzia delle Entrate e l’Inps.

La questione con la Lombardo, ridotta a una corrispondenza fatta di raccomandate, andrà per le lunghe nelle aule dei tribunali. Nel frattempo l’autofinanziamento degli stessi volontari e qualche contributo sparso permettono di pagare il gasolio delle ambulanze. Ma sino a quando?

Saverio Cioce

dalla gazzetta di modena 12 agosto 2014

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